Toponomastica e odonomastica

Cos’è la Toponomastica e perché è importante
La toponomastica (lo studio e la catalogazione dei nomi di luoghi geografici) è una branca della linguistica che unisce geografia e storia perché presenta una stratificazione di nomi: conserva informazioni anche nel passaggio da una lingua ad un altra.
Insieme all’odonomastica (i nomi delle strade e delle piazze) può essere uno strumento per decolonizzare lo sguardo sui luoghi perché studiarne le stratificazioni aiuta a mettere in luce le dinamiche di potere che determinano cosa e chi nominare, cosa e chi fissare nella memoria collettiva e cosa no. Secondo questa prospettiva si possono raccontare i luoghi da un punto di vista interno e riappropriarsi della narrazione.
Le discipline che la toponomastica chiama in causa sono numerose e vanno dalla glottologia alla linguistica passando per la semantica e la fonetica.
I toponimi si evolvono con le culture: permettono di ricostruire la storia delle popolazioni avvicendatesi in una data località. Racchiudono memoria collettiva e identità culturale.
È un mezzo per preservare le radici storiche e sociali di una comunità, attraverso nomi che riflettono.
Non si sa quando esattamente gli esseri umani abbiano iniziato a dare i nomi ai luoghi.
Le ricerche sembrano convergere nel collegare questa pratica alla necessità di orientarsi: i primi toponimi sembrerebbero essere stati quelli di fiumi e monti.
Ha un fine pratico, dunque, ma non solo: la toponomastica è legata anche alla memoria culturale (fino alla preistoria nel caso di toponimi conservativi) e alla vita della popolazione autoctona. Rievoca usanze pastorali ed agricole, nomi delle piante e degli animali, fattori geomorfici e idrologici del territorio, ricordi vicini o lontani; eventi storici o della cronaca.
Quella della Sardegna è una realtà plurilingue, con la lingua sarda attestata a partire dall’XI secolo, da una documentazione di ambito giuridico, prodotta nelle cancellerie giudicali, nei monasteri e in alcuni centri urbani, e dalla letteratura religiosa.
Cosa significa? Che la Sardegna aveva sviluppato una lingua autoctona con la quale è stato prodotto anche il patrimonio toponimico dell’Isola.
Quando la cultura dominante impone i nomi: Il caso della Sardegna
Quando una cultura dominante modifica la toponomastica di un territorio, questo può portare a una perdita di identità per la cultura minorizzata, oltre a rappresentare un atto di egemonia culturale e, non di rado, politica.
Nel caso della Sardegna, la relazione con la cultura italiana ha avuto aspetti complessi e, in molti casi, asimmetrici. Il processo di italianizzazione della Sardegna e della sua cultura ha riguardato anche la toponomastica.
La modificazione dei toponimi (e degli odonimi, cioè dei nomi delle strade) è connessa quindi anche all’avvicendarsi dei gruppi al potere.
Rinominare un luogo significa “marcarlo” decidendo la sostanza e la forma di ciò che si decide di tramandare, significa stabilire (o mettere in discussione) dinamiche di potere anche culturale.
Turismo e Colonizzazione Culturale: Monti di Mola
Il turismo ha fatto propri questi meccanismi narrativi e rispecchia le relazioni asimmetriche tra culture, con quella occidentale condizionata da uno sguardo di matrice coloniale.
Cosa succede se la lingua di un luogo è considerata espressione di una cultura subalterna rispetto a un’altra? Se è considerata rozza, grezza, incomprensibile? Se i nomi suonano male (secondo quali parametri o standard?)
La zona di Monti di Mola, in Gallura, ribattezzata “Costa Smeralda”, è diventata simbolo della privatizzazione dei terreni della costa con la creazione di servizi e strutture di lusso ed extra-lusso. La vocazione economica originaria e il significato storico dei luoghi è stata spazzata via, anche attraverso la sostituzione dei toponimi autoctoni con altri completamente inventati perché “suonassero” più riconoscibili e attrattivi.
Scrive Giulia Olianas nel suo articolo “Costa Smeralda, la scoperta del niente”, uscito su S’Indipendente:
“Poltu di li Cogghji, che in onore di Karim Aga Khan fu ribattezzata “Spiaggia del Principe” e sotto questo nome è ancora conosciuta ai più, della spiaggia di Lu Stangjali, diventata “Cala Romantica” per l’omonimo residence costruito nelle sue vicinanze, Li Rumasini che è diventato Romazzino, Nibàni, Spiaggia del Cervo“.
Cos’è l’Odonomastica e la sua importanza nella costruzione di una narrazione nazionale
L’odonomastica, ovvero lo studio dei nomi delle strade, è un altro strumento di costruzione della memoria collettiva. In Europa Occidentale (l’odonomastica funziona in modo diverso nelle varie parti del mondo) in origine era connessa alla memoria comunicativa, ovvero era basata su riferimenti facili da distinguere nel contesto (archi, ponti, edifici religiosi o privati riconoscibili ecc). Dalla Rivoluzione Francese in poi e soprattutto dall’età napoleonica si può invece parlare di memoria culturale: i gruppi che si avvicendano al potere creano una mappa di appartenenza.
In Sardegna, l’odonomastica ha subito un radicale cambiamento con l’Unità d’Italia: molte strade e piazze vennero intitolate agli eroi risorgimentali, come Giuseppe Garibaldi, per uniformare e cementare il legame con l’identità nazionale italiana.
La Sardegna e i cambiamenti post Risorgimento nell’odonomastica
Durante il Risorgimento, nelle città sarde strade e piazze furono dedicate a figure chiave del Risorgimento, creando una narrazione idealizzata che contribuiva a rafforzare l’identità nazionale.
La dedica di una strada è una forma di riconoscimento sociale, ha a che fare con il potere di decidere chi nominare e chi no, cosa tramandare della storia e cosa no.
A Cagliari, la via principale del quartiere Castello, per secoli cuore politico, religioso e amministrativo della città, si chiamava Ruga Mercatorum, in seguito “Carrer dels Mercaders”, poi “Carrer Major”. Partiva dall’ingresso Nord -dove oggi c’è la Torre di San Pancrazio e tagliava in due il quartiere per terminare dove oggi si trova il portico delle Grazie, all’ingresso Sud. Oggi la via storicamente più importante di Castello è dedicata ad Alberto della Marmora, un personaggio a cui in Sardegna sono state dedicate tantissime strade e piazze. La vetta più alta della Sardegna, il cui toponimo in lingua sarda è Pedras Carpias oggi è largamente conosciuta come Punta Lamarmora.
Un altro personaggio a cui sono intitolati molti odonimi (non solo in Sardegna) è Giuseppe Garibaldi, figura chiave sia nella narrazione sul Risorgimento (definita da Antonio Gramsci una mistificazione storica) che sul ruolo (romanticizzato) della Sardegna nell’ambito dell’unificazione del territorio italiano, terminato con la fondazione dello stato-nazione nel 1861.
Nei territori fortemente connotati dal punto di vista culturale e linguistico, ci si aspetterebbe una maggiore varietà negli odonomi: in realtà spesso non è così, o non lo è sempre stato.
Una riappropriazione dei toponimi locali, sostenuta da segnaletica bilingue, è uno strumento fondamentale. Il linguista e glottologo Massimo Pittau scrive: “Da alcuni decenni è in atto in Sardegna una chiara e forte presa di coscienza di natura politica e culturale, messa in atto dai Sardi col preciso intento di recuperare e affermare la loro identità regionale ed anche nazionale (…) Questa presa di coscienza della loro identità etnica da parte dei Sardi si esprime in principale modo nel tentativo di recuperare tutti gli aspetti della loro etnia e in primo luogo nel tentativo di recuperare e di salvaguardare la lingua sarda e di rilanciarla nell’uso pratico e pure in quello ufficiale. In tale recupero e rilancio della lingua sarda ovviamente non è da tralasciare il ricchissimo patrimonio toponimico dell’Isola, ossia i numerosissimi nomi di luogo dell’intero suo territorio”.
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